La nascita di Napoli è legata ad una storia d’amore e di passione, tra Ulisse e la sirena Partenope.
La leggenda narra di tre sorelle: Leucosia dalle candide membra, Partenope con il corpo di vergine e la più giovane Ligea la melodiosa.
Le sorelle erano tre bellissime ninfe compagne di giochi di Persefone.
Un giorno mentre le fanciulle si trovavano tutte insieme, Persefone venne rapita da Ade, il dio degli Inferi.
Quando seppe dell’accaduto Demetra, madre di Persefone, come punizione per non aver tentato di impedire il rapimento, trasformò le tre sorelle in sirene con la condanna di vivere in solitudine.
Le sirena è una figura presente già nella mitologia greca, una creatura divina raffigurata con il busto di donna e corpo di uccello con grandi ali.
Il loro canto era irresistibile ed in questo modo attraevano a loro i marinai che passavano e li portavano alla morte.
Tuttavia nel Medioevo la raffigurazione delle sirene cambiò divenendo una fanciulla dal busto in su ed un pesce al posto delle gambe.
La prima documentazione di queste creature mitologiche si trova nel Liber Mostrorum dell’VIII secolo che le descrive appunto come “ibrido donna pesce”.
La storia di Partenope e la nascita di Napoli
Come si legge nell’Odissea: Ulisse, avvertito dalla maga Circe, era a conoscenza dell’influenza accattivante delle sirene, dei loro canti belli ma mortali.
Coloro che sentivano il canto delle sirene ne venivano ammaliati, ed andavano incontro alla morte.
Tuttavia Ulisse incuriosito di sentire il canto ordinò ai suoi compagni di legarlo all’albero della nave e a tutto l’equipaggio di mettere tappi di cera nelle orecchie.
Quando raggiunsero le vicinanze del Golfo delle Sirene, la povera Partenope cominciò a cantare per attrarre Ulisse.
Partanope sapeva il rischio che correva cantando a un avventuriero così coraggioso.
Se una sirena canta a un mortale e lui non cade tra le tue braccia, la sirena muore.
All’inizio il canto d’amore era forte, intenso e Ulisse lo ascoltava senza poter andare tra le braccia di Partenope, che a poco a poco si lascio morire.
Alla fine il canto divenne un lamento.
Per la delusione di non aver ammaliato Ulisse ed il suo equipaggio le sirene si suicidarono buttandosi sugli scogli.
Leucosia, finì sul litorale di Poseidone, l’odierna Paestum.
Ligea invece fu spinta nel Golfo di Sant’Eufemia (Lamezia Terme in Calabria) e ritrovata morta sulla riva dell’Okinaros (l’attuale fiume Bagni).
Il corpo di Partenope fu spinto nel Golfo di Napoli e più precisamente sull’isolotto di Megaride (dove oggi sorge il Castel dell’Ovo. Qui, il corpo di Partenope si dissolse, prendendo la forma della città di Napoli: la sua testa è la collina di Capodimonte e la sua coda si posa lungo la collina di Posillipo.
A Partenope è stata dedicata una Fontana a Piazza Sannazzaro.


Il mito di Partenope e Vesuvio
Nel 1800 si raccontava che Partenope fosse una sirena che abitava le coste del golfo di Napoli.
Un giorno, le si avvicinò un centauro dal nome Vesuvio ed Eros scagliando il suo dardo, fece innamorare Vesuvio e Partenope.
Zeus, tuttavia, essendo innamorato di Partenope decise di separare per sempre i due amati.
Il potente dio trasformò Vesuvio in un vulcano ai confini del golfo, in modo che la sirena lo potesse sempre vedere senza poterlo toccare.
Partenope non potendo sopportare l’idea di non avere più il suo amato con sé, si uccise.
Le onde trascinarono il suo corpo sulla costa dell’isolotto di Megaride e assunse la forma di una città incantevole.