Amorphophallus titanum: il fiore cadavere con l’infiorescenza più grande del mondo

Amorphophallus Titanum

Ogni volta che un Amorphophallus titanum o fiore cadavere sboccia nel mondo, attira migliaia di visitatori e le prime pagine dei giornali.

Per le sue dimensioni, la rapidità di crescita e la sua terribile caratteristica (un odore disgustoso di carne marcia), l’Aro titano o Amorphophallus titanum, questo il nome botanico della pianta appartenente alla famiglia delle Araceae, di cui fanno parte le comuni calle, endemica dell’isola di Sumatra, si fa attendere e desiderare.

Fioritura del Amorphophallus titanum

La sua fioritura, infatti, avviene in media dopo 5-6 anni, ma l’attesa, tuttavia, dura poco (la fiuritura dura 3-4 giorni).
La “fragranza” ricorda la carne in decomposizione, attirando coleotteri che mangiano carogne e mosche di carne (famiglia Sarcophagidae) che la impollinano.
Il colore rosso intenso e la consistenza dell’inflorescenza contribuiscono all’illusione che la brattea sia un pezzo di carne.
Durante la fioritura, la punta dello spadice assume una temperatura simile a quella del corpo umano, il che aiuta a volatilizzare il profumo; si ritiene che questo calore contribuisca ulteriormente nell’illusione che attira gli insetti.

Sia i fiori maschili che quelli femminili crescono nella stessa infiorescenza.
I fiori femminili si aprono per primi, poi dopo un giorno o due si aprono i fiori maschili.
Questo di solito impedisce al fiore di autoimpollinarsi.

La Scoperta

La pianta, che può arrivare a pesare sino a 75 chili, venne scoperta nel 1878 dall’esploratore, zoologo, botanico e etmologo fiorentino Odoardo Beccari che portò i tuberi ed i semi dell’Amorphophallus Titanum nel Giardino Botanico di Firenze, del quale divenne direttore.
Mentre i tuberi morirono, i semi, germogliati, vennero distribuiti in diversi giardini botanici del mondo.
La prima fioritura avvenne presso i Kew Gardens, nel 1889.

La pianta deve il suo nome alla gigantesca infiorescenza, il cui cuore somiglia ad un enorme fallo che emana un odore di sterco misto a materia organica putrefatta per attirare gli insetti per l’impollinazione, tanto che chi si avvicina a lungo, la affronta con una maschera antigas al viso.