Crioconservazione e Ibernazione umana: che cos’è, funziona veramente?

Crioibernazione

Il desiderio di allungarsi la vita in attesa di una cura è l’idea che sta alla base della crioconservazione o ibernazione umana.

Chi lo desidera e può permetterselo può congelare il proprio corpo dopo la morte, in attesa che la scienza faccia progressi tali da riuscire a rianimare il defunto e sostituire le sue cellule malate con cellule sane.

La tecnica è costosa e controversa. Ad oggi nessuno è in grado di prevedere se sarà possibile riportare in vita i corpi ibernati perché ancora non esiste la tecnologia che permette di farlo.

Il primo uomo ad essere ibernato è stato James Bedford che il 12 gennaio 1967, all’età di 73 anni, morto di tumore.
Nel 1991 il suo corpo è stato trasferito in un contenitore più moderno e con l’occasione si è potuto constatare il suo perfetto stato di conservazione.
In realtà la possibilità di congelare il proprio corpo fu offerta già nel 1965 da Evan Cooper, un imprenditore che aveva fondato la Life Extension, poi divenuta Alcor.
I primi candidati però morirono all’improvviso, e fu impossibile criopreservare i corpi in tempo.

James Bedford

Nonostante non ci siano certezze scientifiche sulla crionica, a oggi sono più di 300 le persone nel mondo che hanno deciso di affidare il proprio corpo o la propria testa all’ibernazione.

Che cosa è la crioconservazione

La crionica è una tecnologia che consiste nell’abbassamento, graduale ma rapido, della temperatura corporea di persone dichiarate legalmente morte, fino al raggiungimento della temperatura dell’azoto liquido.
La tecnica va avviata entro mezz’ora dalla morte; a quel punto la decomposizione si ferma.
Una persona mantenuta in tali condizioni è considerata un «paziente criopreservato» e non realmente «morta».

Ci si può ibernare da vivi?

L’ibernazione è permessa solo post-mortem, ma prima della morte cerebrale, la crioconservazione da viventi non è legalmente consentita anche in casi di malati terminali.
Chi si occupa di crionica, tuttavia, sostiene che sarebbe preferibile crioconservare un paziente prima che la malattia possa causare danni tali da causarne la morte.

Come funziona la crioconservazione?

Appena il cuore smette di battere ed è dichiarata la morte cerebrale intervengono i tecnici che ripristinano meccanicamente la ventilazione ai polmoni e l’afflusso di sangue al cervello.
A questo punto il corpo viene immerso in acqua gelida per essere trasportato.
Prima di portare il corpo a –196 gradi, la temperatura dell’azoto liquido, il sangue viene sostituito da una sostanza che protegge dalla principale controindicazione della tecnica, il congelamento dell’acqua nelle cellule.
Viene iniettata in endovena la soluzione «crioprotettiva» indispensabile per evitare che il processo di raffreddamento che romperebbe le pareti cellulari.
Il corpo viene quindi immerso nell’azoto liquido e portato a una temperatura di -125 gradi centigradi e, dopo tre ore, alla temperatura definitiva di -196 gradi.
La conservazione avviene a testa in giù nei vasi di Dewar, cisterne isolanti che contengono appunto azoto liquido e che impediscono la conduzione di calore.
Lo staff del centro è incaricato di cambiare frequentemente l’azoto liquido a tempo indeterminato.

Conservare il corpo o solo il cervello?

È possibile ricorrere anche alla procedura di conservazione della sola testa definita neuro conservazione che consiste nel conservare unicamente il cervello.
Si basa sulla speranza che in futuro sarà possibile non solo rianimare i corpi crioconservati, ma anche far crescere o clonare nuovi corpi in cui riporre i cervelli ibernati.
Il cervello viene mantenuto nel suo luogo naturale, il cranio: la testa viene tagliata dal resto del corpo all’altezza della settima vertebra cervicale.
Anche in questo caso, dopo un graduale abbassamento della temperatura, la testa viene introdotta in un piccolo contenitore dewar e immersa a -196° per la conservazione a lungo termine.

Su quali ipotesi si basa l’ibernazione umana?

La possibilità di crioconservazione si basa su tre ipotesi principali, che però al momento non sono mai state confermate dalla scienza:

  • la memoria e la personalità di un individuo rimangono integre all’interno della struttura del cervello anche quando la sua attività viene interrotta (dopo la morte clinica).
  • le procedure di crioconservazione non intaccano in alcun modo le strutture del cervello responsabili della memoria e della personalità.
  • Sarà possibile in futuro ripristinare le capacità cerebrali di cervelli crioconservati.

Al momento non esiste una tecnica per riportare in vita le persone ibernate.

Gli scienziati che la praticano sono però convinti che la rianimazione sarà possibile perché:

  • Alcuni campioni biologici sono stati criopreservati, mantenuti alla temperatura dell’azoto liquido (fermandone la decomposizione) e riportati in vita. Fra questi interi insetti, certi tipi di anguille, molti tipi di tessuti umani (fra i quali quelli cerebrali), embrioni umani e alcuni organi di mammiferi.
  • Le capacità della biologia molecolare e delle nanotecnologie puntano ad un futuro in cui avremo tecnologie in grado di riparare i danni causati da invecchiamento, malattia e congelamento.
    Tuttavia non si sa se le informazioni sulla memoria e sulla personalità possano permanere per lungo tempo nelle strutture cerebrali.

Nel 2016 sono stati fatti passi quando si era riusciti a ibernare e scongelare un cervello di coniglio senza apparenti danni, come si può leggere su Journal of Cryobiology” .

Quali sono i centri per la crioconservazione?

Al momento esistono solo tre centri al mondo in cui è possibile eseguire la crionica su esseri umani: l’Alcor, in Arizona, l’organizzazione crionica con il più alto numero di iscritti.
Il Cryonics Institute vicino a Detroit e fondato da Robert Ettinger, «padre» della crionica.
La KryoRus, nata nel 2006 in Russia.
Tutte hanno lunghe liste d’attesa per accedervi.

Ibernazione in Europa

In Europa non esistono centri di criogenesi, ma l’ibernazione umana non è né vietata, né permessa. Solo che la legge prevede un periodo di osservazione di 24 ore dall’arresto cardiaco per poter disporre del cadavere, ma per evitare la decomposizione è necessario portare il corpo a –90° entro mezz’ora dalla morte per prepararlo all’ibernazione.
Quindi decide di ibernarsi dovrà recarsi negli Stati Uniti o in Russia prima di morire.

I costi

Negli Stati Uniti le cifre si aggirano tra i 80 e i 200 mila dollari.
Il servizio più caro è quello della Alcor, che chiede 200mila dollari (circa 186mila euro) per l’intero corpo e 80mila per il solo cervello.
Cryonics invece ha tariffe variabili, tutte sotto i 100mila dollari.
In Russia la Kriorus chiede 36mila dollari per il corpo intero e 18mila per il cervello.